In questo articolo, vedremo chi era Ferdinand Porsche. Oggi la casa automobilista Porsche è diffusa in tutto il mondo, e chiunque ne senta parlare, sa già che si tratta modelli noti per le linee eleganti, ma allo stesso tempo con uno stile sportivo ed “aggressivo”.

D’altronde, Ferdinand Porsche è riuscito nel suo intento: rendere i modelli delle sue auto uniche nel suo genere, riconoscibili da tutte le altre.

Ferdinand Porche: la storia del genio di Stoccarda

Se dovessimo riassumere chi è Ferdinand Porche, potremmo definirlo come uno degli uomini che hanno lasciato un’impronta importante nella storia dell’automobilismo.

Davanti alla bellezza estrema di una Porsche, tutti restiamo a bocca aperta, ma molto spesso non teniamo conto del fatto che alle spalle ci sono anni di ingegno e fantasia, proprio come quelli vissuti da Ferdinand Porche. 

Ferdinand, oltre ad essere un ingegnere e un imprenditore, fu quello che oggi è definito “il genio di Stoccarda”.

La storia di Ferdinand Porsche inizia nel villaggio di Maffersdorf, un piccolo paese della Boemia. Quando Ferdinand nacque (ovvero il 3 settembre 1875), il piccolo paesello dove fu messo al mondo, si trovava ancora sotto le armerie dell’impero austro-ungarico. 

Figlio di un umilissimo stagnaio, sin da subito Ferdinand sviluppa un fortissimo interesse verso il mondo della scienza, in particolar modo verso il settore dell’elettricità. La sua forte propensione per le materie scientifiche, nel 1898 lo spinge a Vienna, dove dopo aver concluso gli studi, riesce ad inserirsi nella fabbrica automobilistica di Jakob Lohner, che fu la prima tappa di una lunghissima carriera in questo settore.

La Porsche durante la guerra

È il 1902, quando Ferdinand Porsche viene chiamato a svolgere il servizio militare prestando il suo servizio come autista presso le riserve imperiali

In qualità di pioniere nel design automobilistico, Ferdinand Porsche riesce a ricavare in pochissimo tempo, una bella somma di denaro, che gli permette ben presto di poter acquistare una casa estiva sulle montagne austriche. 

Alla fine della Prima Guerra Mondiale, il paese si ritrova presto in ginocchio, ed è proprio da qui che prende vita uno dei progetti più ambiziosi di Porsche, ovvero costruire un’automobile molto economica che possa essere alla portata di tutti: un’utilitaria con dei costi di gestione ridotti, e un basso prezzo d’acquisto.

Avendo lavorato in moltissime fabbriche, Ferdinand Porsche, si era creato un’ottima reputazione, il suo continuo cambiare case automobilistiche, faceva sì che moltissimi progetti da lui iniziati venissero portati a termine. 

Nel 1929, Porsche – spinto dalla voglia di diventare autonomo – decide di crearsi uno studio privato di progettazione che portasse il suo nome. Questo gli ha permesso di stipulare moltissimi contratti con diverse case costruttrici, non rinunciando mai alla sua indipendenza. 

Nel 1931, Ferdinand inizia un progetto con una casa di motociclette Zùndapp, dalla cui collaborazione nascono ben tre prototipi, che però fin da subito presentano dei problemi che sembrano irrisolvibili (ovvero subito poco dopo il loro funzionamento tendevano a fondere).

Porsche e la creazione del Maggiolone dopo la Seconda Guerra Mondiale

Agli inizi della sua apertura, l’azienda contava soltanto 25 operai, anche se quelli purtroppo non furono anni d’oro, in quanto essi precedevano la Seconda Guerra Mondiale, e di conseguenza l’ascesa del Regime Nazista.

Nel 1938 lo studio ricevette l’incarico da parte di Adolf Hitler, di realizzare la cosiddetta auto del popolo, ovvero una Volkswagen, dando così vita alla progettazione della Porsche Typ 1, meglio nota con il nome di Maggiolino.

Nel mentre la guerra coinvolse anche l’azienda Porsche, che iniziò a progettare carri armati, e nonostante la casa automobilistica andò nella direzione dello sforzo bellico, il Maggiolone fu nominato l’automobile militare più diffusa della Seconda Guerra Mondiale.

La prima vera Porsche all’esposizione mondiale di Parigi

Dopo l’esperienza con Zundapp, Porsche e Lohner vollero perfezionare ulteriormente il progetto. Da quest’ultimo nacque un’automobile che aveva in dotazione dei motori impressionanti, di cui due monocilindrici e due elettrici, il cui scopo era quello di ricaricare le batterie durante i viaggi. 

Grazie a questa soluzione incredibile, l’automobile possedeva un’autonomia di ben 200 chilometri, che per l’epoca erano davvero tanti. 

Se vogliamo vederla con gli occhi di oggi, quella Porsche si può considerare come la prima Porsche elettrica, ovvero nulla di meno della prima automobile a trazione integrale

Essa fu presentata all’Esposizione Universale di Parigi con il nome di “Semper Vivus”, ed anche se era un inizio eccellente, la attuale casa automobilistica Porsche, aveva ancora tanta strada da fare.

Negli anni successivi, dopo essere stato assunto come Direttore Tecnico dalla Daimler-Motoren- Gesellschaft, sempre con sede a Stoccarda, dopo una lunghissima vita passata allo studio e alla progettazione, fu nominato ufficialmente ingegnere Porsche

Dopo un ulteriore passaggio di carriera (ovvero dopo essere diventato Direttore Tecnico alla Steyr-Werke AG), Ferdinand decise di far fare a Porsche un ulteriore passo, ovvero costruire un otto cilindri da 100 cavalli

Questo grandissimo salto di qualità, fece sì che potesse aprire ufficialmente uno studio di progettazione e ingegneria, la cui sede principale rimase a Stoccarda, e tutt’oggi resta il punto di riconoscimento primordiale che conosciamo della Porsche. 

La morte di Ferdinand Porsche: ecco come avvenne

Grazie a uno stratagemma messo in atto nel 1945, i militari francesi riuscirono nel loro intento: catturare Ferdinand Porsche per sottrargli l’ingegno da lui inventato, relativo all’industria automobilistica. 

Una volta arrivato in Francia, Ferdinand fu costretto a scontare ben 20 mesi di prigionia, fino a quando il pilota Piero Dusio non pagò la cauzione. Una volta riavuta la libertà, a giugno del 1948 Porsche creò una nuova azienda in una vecchia segheria, dove iniziò la prima produzione artigianale delle Porsche 356.

Uscito dalla prigione ormai ultra settantenne, Porsche morì il 30 gennaio 1951 a Stoccarda, dove nel mentre l’azienda si era trasferita e fu così ereditata dal figlio Ferry.

Anche nel settore del noleggio auto, le vetture Porsche rappresentano una scelta popolare. Questa opportunità ha permesso a più persone di sperimentare il piacere di guidare un’auto con un’eredità così ricca, senza la necessità di un acquisto definitivo.

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